Gruppo Astrofili Arezzo | MIRA, LA STELLA CON LA CODA SENZA ESSERE UNA COMETA
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MIRA, LA STELLA CON LA CODA SENZA ESSERE UNA COMETA

Le Comete non sono le sole ad avere una coda? Ma chi è Mira?

Mira (Omicron Ceti) è una stella variabile pulsante che ha dato il nome alla classe delle variabili Mira. Questa stella si trova nella costellazione della Balena visibile nei cieli autunnali ed invernali ed è stata la prima stella variabile a essere scoperta (escludendo novae, supernovae e la strana Eta Carinae).

Distante circa 400 anni luce da noi, è la più luminosa tra le variabili periodiche che scompaiono alla vista dell’occhio nudo per parte del loro ciclo, ma quando si trova al massimo della sua luminosità la si può osservare a occhio nudo nella parte centrale della propria costellazione, poco a sud-ovest di Alpha Ceti, la stella più luminosa della costellazione. Come abbiamo detto prima però il periodo di massima luminosità è minore rispetto al periodo in cui si trova al minimo, di conseguenza spesso è necessario un binocolo o un piccolo telescopio per poterla scorgere.

Fu l’Astronomo David Fabricius a rilevare la sua periodicità nel 1596: Fabricius la scelse come stella di riferimento nelle sue osservazioni di Mercurio, ma 18 giorni circa dopo la prima osservazione la sua brillantezza era passata dalla terza alla prima magnitudine, per diventare in ottobre così debole da scomparire alla vista. Pensò che fosse una nova, ma nella successiva osservazione in Febbraio la stella riapparve alla vista smentendo l’ipotesi. Il primo vero scopritore della variabilità della stella è probabilmente Johann Holwarda, che riuscì a determinare il periodo delle riapparizioni di questa stella, di circa undici mesi. Johannes Hevelius, che la stava osservando negli stessi anni, la chiamò Mira (“meravigliosa”). Ismail Bouillaud, invece, perfezionò la stima del periodo a 333 giorni, sbagliando di meno di un giorno rispetto al valore moderno di 332 (poiché le variabili Mira variano lentamente il loro periodo col tempo. Dopo questa scoperta, Mira diventò così il prototipo di questa classe di variabili a lungo periodo.

E la coda?

È stato il telescopio Spaziale Galaxy Evolution Explorer a individuarne dopo 400 anni circa la sua splendida coda, stimata di circa 13 anni luce e formata dai gas espulsi dalla stella in 30.000 anni della sua vita. Praticamente la sua coda è 20.000 volte più lunga della distanza media tra il Sole e Plutone!

Image Credits: NASA/JPL-Caltech/C. Martin (Caltech)/M. Seibert(OCIW)

Nel riquadro superiore dell’immagine osserviamo il materiale della coda nella sua interezza. Nel riquadro inferiore vediamo invece Mira nel dettaglio che è la stella in arancione a destra, all’interno della bolla di materiale che appare in azzurro.

Ma come mai si è formata questa coda? Una stella nasce, si evolve e poi muore. Mira, insieme alle 6.000 stelle dello stesso tipo che ad oggi conosciamo, è una gigante rossa vicino alla fine della sua vita e tra le più fredde che conosciamo. Miliardi di anni fa era una stella simile al Sole e in questa fase della sua vita espelle la sua massa sotto forma di gas e polveri. Per ora ha espulso tanto materiale da poter costituire in futuro circa 3.000 pianeti come la Terra. Mira stessa si muove nella galassia, percorrendo circa 500.000 km all’ora ed è proprio grazie a questa velocità che questa enorme quantità di materiale espulso ha formato la splendida coda. Purtroppo però questa coda non è visibile all’occhio umano, ma è rilevabile solo con strumenti sensibili alla luce ultravioletta, come quelli che aveva il telescopio spaziale Galaxy Evolution Explorer, che l’ha osservata nel 2006. Infatti la foto che abbiamo e osserviamo in questo articolo è un vero mosaico di singole foto catturate dal telescopio spaziale tra il 18 novembre e il 15 dicembre 2006. Infine Mira ha anche una compagna, Mira B, una nana bianca. Le due stelle girano molto lentamente l’una intorno all’altra, compiendo un’orbita ogni 500 anni.

Image Credits: NASA/JPL-Caltech/C. Martin (Caltech)/M. Seibert(OCIW)

Il cielo non finisce mai di stupirci!

Cristina Graverini

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